mercoledì 25 febbraio 2015

Il Nibizionario: possibili alternative nella comparazione lessicale di antiche lingue

 

BRADuttore XVII 

 

Premetto, per evitare equivoci, che il contenuto di questo
articolo non è destinato in alcun modo a criticare le scienze
o la comunità scientifica nel senso più ampio, tuttavia, visto
il mio interesse perle materie che riguardano le antiche civiltà,
non posso fare a meno di esprimere perplessità e disorienta-
mento di fronte ad una difesa ad oltranza, portata avanti da
frange estreme dell’ortodossia, che soffocao tenta di soffocare
tutte quelle iniziative,tutte quelle nuove proposte, tutti quei
lavori esterni ai corridoi accademici che promuovono“idee”
alternative e che almeno meritano seri approfondimenti ed
una sufficiente dose di elasticità nelle valutazioni.
L’articolo sarà destinato esclusivamente ad una comparazione
lessicale, date per certe ed assodate dagli etimologisti e da chi
si occupa di linguistica, ed è giusto che i lettori sappiano che
l’autore non è qualificato in tali discipline.


LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO

Molti sono al corrente del fatto che la comparazione linguistica
tende ad individuare una “sorgente” delle lingue europee in una

matrice protoindoeuropea, e che molte delle etimologie fanno

riferimento alla lingua sanscrita, personalmente per intuito sono

stato sempre riluttante a tali teorie, ed il motivo risiede soprattutto

in quello che la lingua è, ovvero uno strumento.
Lo strumento che ci permette di comunicare, uno strumento che

evolve alla pari del progredire della civiltà che usa la stessa lingua,

e qui nasce il primo dilemma, perché gettando lo sguardo verso le

antiche civiltà non si può fare a meno di notare che la mezzaluna

fertile ha vissuto uno sviluppo enorme in qualsiasi ambito, che si

parli di costruzioni, agricoltura, religione, scienze, arte, senza

dubbio nella suddetta area c’è stato un salto nel progredire, che

questo sia avvenuto anche per mezzo delle lingue, e che le lingue

sono a loro volta rimaste influenzate da questi grandi mutamenti.
Perché allora privilegiare il protoindoeuropeo?
Nella mezzaluna fertile compaiono due lingue, il sumero e l’egizio

che dagli etimologisti sembrano non essere prese in considerazione.
Perché non basarsi sulle forme scritte?
Seppur il sumero e l’egizio siano le lingue più antiche per attestazione,

per reperti che confermano questa longevità, viene a loro preferita

una matrice molto posteriore per attestazione,naturalmente ricordo

ai lettori che stiamo parlando delle origini etimologiche.
Gli schemi che proporrò non sono per nulla impegnativi ed evitano

noiosi giri di parole.

  

Per comodità è stato elaborato da una voce Wikipedia, nonostante

ciò è abbastanza chiaro che nell’etimologia di PYRGOS (torre)

ci si affida ad una matrice originaria che dovrebbe corrispondere

alla parola “elevato” o “elevazione”, direi inoltre che il termine

originario” si discosta un pochino anche foneticamente.

Quindi mi sento di proporre il mio percorso etimologico

che tende ad identificare una matrice originaria in due

lessemi egizi, due perché si tiene in considerazione una

possibile parola composta.

Elenco i motivi per cui la ritengo più valida:

  1. conoscendo i trascorsi egizi anche come navigatori,

    la Grecia potrebbe essere stata una tappa di routine.

  1. la sorgente ha una componente (pr) che riguarda

    espressamente un edificio, cosa che evidentemente

    non è presente nella etimologia della precedente pagina.

  1. nella sorgente, il secondo termine (gaw) meglio

    rappresenta una reazione emotiva conseguente alla

    visione di una torre o di una presenza sulla torre.

     

Oltretutto il termine GAW (MANCANZA DI RESPIRO) ha un

riflesso di non poco conto, perché ritengo plausibile che esso

sia la sorgente di un lessema latino: GAUDERE, il quale, a

differenza del GAIO greco, meglio ricalca, meglio rappresenta

quella piacevolezza, quella felicità conseguente ad emozionanti

e palpitanti “situazioni”, o almeno lo è per noi italiani.

Tornando alla etimologia protoindoeuropea mi sento di mettere

in evidenza anche una contrapposizione intestina degli etimologisti

che è totalmente paradossale.

Mentre per le pyramidi (in greco) si tende a privilegiare ed

evidenziare un collegamento con il fuoco (pyros) non accade

lo stesso per pyrgo, dove senza battere ciglio si individua

subito la matrice protoindoeuropea che sta per “elevato”,

eppure sono due costruzioni, due edifici, ed andrebbero

cercate similitudini soprattutto in tal senso.

Allora perché questa tappa intermedia?

Sarà forse ispirata dall’astrologia?

Senza contare che viene scartata categoricamente per la

piramide una etimologia egizia, i cui lessemi:

PR casa,

PT cielo,

Peremus altezza della piramide,

PA volare,

PT cielo,

nouPHAR (nynphaeaceae)

raccolgono tutti il concetto di elevazione, di cui alcuni

espressamente legati agli edifici, altri, come la nouphar,

sono ricollegabili all’elevazione abbinata ad una cosa semplice

e naturalmente bella, che chiaramente sottintende

il FIORE CHE SI ELEVA SULL’ACQUA.

Questo breve articolo sarà seguito da altri, dove per mezzo

dei lessemi egizi si giungerà ai lessemi di latino, greco,

ebraico, sumero con estrema facilità,

rafforzando gradualmente una ipotesi di diffusione linguistica

nel bacino mediterraneo che si contrappone a quella ufficialmente accettata.

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