Verità allo specchio
(Bersani Greggio Fausto – 25 Marzo 2015)
(Prof. Fausto Bersani Greggio – Liceo Scientifico A. Volta Riccione (RN),
Senza principi di invarianza non potrebbero esistere leggi di natura.
Se le correlazioni fra eventi cambiassero di giorno in giorno e fossero
differenti in differenti punti dello spazio, sarebbe impossibile
scoprirle (E.P. Wigner, Proc. Intern. School of Phys. Enrico Fermi, 1964).
Il concetto di simmetria riveste un ruolo centrale in Fisica. In genere
diciamo che un sistema e’ simmetrico rispetto ad una data operazione
/trasformazione se, dopo averla compiuta, esso rimane identico o si
comporta allo stesso modo, ossia se segue la stessa legge o, per
meglio dire, se e’ ancora un sistema ammissibile dalle leggi che
conosciamo. La natura opera scelte sulla base di regole di
selezione che obbediscono a leggi di conservazione le quali,
a loro volta, riflettono una qualche simmetria. Ciò avviene
sia nel macro-universo sia nella fisica delle particelle, come
cercherò di descrivere in questo articolo.
Più nello specifico mi occuperò di alcune simmetrie discrete [1],
frutto di operazioni duali, ossia di operazioni che presentano
due azioni alternative, le conseguenze delle quali possono
essere controllate sperimentalmente. Attraverso un approccio
divulgativo possiamo giungere ad interessanti considerazioni
ed ipotesi inerenti ad alcuni interrogativi fondamentali della
cosmologia contemporanea.
Parità (P)
Operare una trasformazione di parità (P) significa far corrispondere
ad ogni sistema e ad ogni processo fisico un altro sistema ed un
altro processo ottenuti dai precedenti cambiando il segno di tutte
le sue coordinate spaziali, operando una sorta di riflessione in un
ipotetico specchio.
L’invarianza (simmetria) per tali trasformazioni implica che un
processo fisico ed il suo speculare sono indistinguibili.
fig.1
L’importanza di questa operazione fu portata all’attenzione dei
fisici quando venne dimostrato che sia le forze elettromagnetiche
che quelle nucleari forti conservano la parità, ossia se avvengono
determinate reazioni, allora si osservano anche quelle ad esse speculari.
Indubbiamente l’idea risultò estremamente attraente e suggestiva non
solo per i fisici, ma anche per il vasto pubblico, coinvolgendo anche il
mondo dell’arte e della filosofia.
Tuttavia la natura spesso riserva delle sorprese e quando nel 1957
C. S. Wu mostrò, in un famoso esperimento, che la parità non è
conservata nel decadimento beta dei nuclei di Cobalto-60, regolato
dalle forze nucleari deboli, crollò un mito nella fisica delle particelle.
L’idea alla base di questo genere di esperimenti è alquanto semplice:
si realizzano due configurazioni sperimentali che sono una l’immagine
speculare dell’altra e se ne confrontano i risultati: se questi sono diversi,
abbiamo la prova inequivocabile della rottura della simmetria.
Questo è proprio quanto avvenne nell’esperimento ideato da C. S. Wu.
L’effetto del risultato sperimentale nella comunità scientifica fu
dirompente al punto che W. Pauli, in una lettera inviata a V. Weisskopf,
quando sul New York Times del gennaio 1957 apparve la notizia
dell’esperimento, scrisse ...“Ho superato il primo shock e mi sto rimettendo
dalla sorpresa. Si’, e’ stata un’esperienza drammatica … non conosco alcuna
buona risposta.”
Coniugazione di carica (C)
In natura esiste un’altra simmetria, detta di coniugazione di carica (C), che
prevede l’esistenza, ben verificata, dell’antimateria, per cui ogni particella
elementare ha la propria antiparticella (…talvolta coincidenti…).
In sostanza l’operazione di coniugazione di carica consiste nello scambio di
una particella con la sua antiparticella.
In tal caso l’invarianza implica che un processo ed il suo coniugato di
carica seguono esattamente le stesse leggi.
fig.2
Tuttavia ancora una volta, ci troviamo di fronte ad una simmetria
rispettata dalle interazioni nucleari forti e da quelle elettromagnetiche,
ma violata dalle interazioni nucleari deboli.
Ora accade però la particolarità che la forza debole viola la parità
in modo opposto nella materia rispetto all’antimateria, in modo che
se consideriamo insieme le due operazioni di simmetria (CP), allora
l’aspettativa è che l’intera operazione venga conservata.
In effetti fino al 1964 furono trovate prove sperimentali le quali
dimostravano che, nei casi in cui C e P risultavano separatamente
violate, le loro violazioni si compensavano in modo che CP rimanesse
conservata.
Tuttavia nel 1964, nei laboratori di Brookhaven, crollò definitivamente
anche il muro della simmetria CP: studiando alcuni processi di decadimenti
di una particella nota come mesone K, si osservò che anche CP risultava violata.
Piu’ tardi si trovera’ che pure i mesoni B presentano una violazione di CP.
Se fu uno choc scoprire che la parità P e la coniugazione di carica C erano
separatamente violate nelle interazioni deboli, ancora più inattesa fu la
scoperta della violazione di CP. Tuttavia, intorno al 1955,
venne dimostrato un teorema in grado di ristabilire una simmetria esatta,
universale, il cui valore venne rivalutato solo successivamente. Prima però
ci serve la conoscenza di un ulteriore tipo di simmetria.
Inversione del tempo (T)
Un’invarianza per inversione del tempo (T) implica l’esistenza di una
simmetria per sostituzione della coordinata temporale t con – t.
fig.3
Ad esempio se in una sequenza filmata vediamo una palla cadere
accelerando, proiettando il film all’inverso, vedremmo una palla
lanciata in aria che rallenta. Entrambe le situazioni sono fisicamente
realizzabili, quindi le equazioni del campo gravitazionale, così come
molte altre, sono simmetriche rispetto ad inversioni temporali.
La super riflessione: il Teorema CPT
Il Teorema CPT (Luders 1954, Pauli 1956), dimostrato sotto ipotesi
poco restrittive [2], rappresenta uno specchio molto più generale
delle singole simmetrie che abbiamo trattato fino ad ora.
In forma semplificata possiamo dire che, dato un sistema in moto,
è possibile costruire un altro sistema scambiando la sinistra con la
destra, le particelle in antiparticelle ed infine invertendo il verso di
tutti i movimenti.
Il sistema così ottenuto è anch’esso fisicamente possibile: le leggi
fondamentali sono quindi invarianti rispetto alla riflessione CPT.
Un’interessante conseguenza di tale teorema riguarda una rilettura
in chiave moderna della teoria di Dirac sull’antimateria (1928),
teoria che se da un lato ebbe lo strordinario merito di ipotizzare
l’esistenza dell’antimateria, e quindi di condurre alla scoperta di
una nuova simmetria della natura, dall’altro tuttavia incontrò
non poche difficoltà circa il significato fisico da attribuire a “strani”
stati di energia negativa che comparivano, nelle soluzioni, accanto
a “normali” stati di energia positiva.
Stuckelberg (1941) e Feynman (1948) offrirono un’interpretazione
del problema partendo dalla considerazione che la descrizione di
un’antiparticella che si propaga in avanti nel tempo è identica alla
descrizione di una particella che si propaga all’indietro nel tempo.
Tutto ciò potrebbe apparire come un rimedio peggiore del male.
In realtà ci troviamo di fronte ad un risultato estremamente elegante
in grado di spiegare in modo semplice l’esistenza dell’antimateria,
stabilendo un’affascinante simmetria tra spazio e tempo.
Lo scambio di una particella con carica –q, avente energia negativa,
dal punto B al punto A viaggiante indietro nel tempo (t2 > t1), è del
tutto equivalente allo scambio di una particella da A ad B, quindi
viaggiante in avanti nel tempo, con energia positiva e carica opposta
+q (v. fig.4):
fig. 4
L’abbandono della postazione B da parte di una carica negativa al
fine di raggiungere la postazione A, crea una mancanza (lacuna)
di carica negativa in B, fenomeno del tutto analogo all’arrivo di una
carica positiva in tale punto.
Allo stesso modo, l’arrivo di una carica negativa in A può essere
interpretato come la partenza (e quindi di nuovo una lacuna) di una
carica positiva da tale punto.
Il medesimo ragionamento è facilmente estendibile anche all’energia.
La partenza di una particella con energia positiva crea una lacuna di
energia positiva in un dato punto, fenomeno equivalente all’arrivo,
nella medesima postazione, di una particella con energia negativa e
viceversa, la partenza di una carica con energia negativa determina
una lacuna di energia negativa, corrispettiva all’arrivo di una particella
con energia positiva.
L’esempio sopra descritto altro non è se non un’applicazione del Teorema CPT.
Il fatto rilevante consiste nella possibilità di dimostrare che tutte le interazioni fondamentali sono invarianti per trasformazioni CPT. Pertanto se esiste una violazione CP questa deve essere compensata da una violazione di T in modo tale che si ristabilisca l’invarianza complessiva di tutte e tre le operazioni.
Le stesse costanti universali più importanti in Fisica – G (costante di gravitazione universale), h (costante di Planck), c (velocità della luce nel vuoto) – sono CPT invarianti.
Dimensionalmente esse si presentano come combinazioni di potenze di spazio, tempo e massa:
[G] = [Lunghezza3 / (Massa · Tempo2)]
[h] = [Lunghezza2 · Massa/Tempo]
[c] = [Lunghezza / Tempo]
L’operazione di inversione del tempo, come abbiamo visto in precedenza, comporta anche l’inversione dell’energia e, sulla base della teroria della Relatività, della massa.
Applicando contemporaneamente anche la riflessione delle lunghezze in un ipotetico specchio virtuale, è immediato verificare che i vari cambiamenti di segno, in ciascuna costante, si compensano perfettamente ristabilendo la simmetria CPT.
Come conseguenza è possibile dimostare con qualche passaggio matematico, che le stesse interazioni fondamentali sono CPT invarianti.
L’invarianza CPT è una proprietà fondamentale delle teorie di campo quantistiche e, ad oggi, nonostante le verifiche sperimentali molto accurate, non esiste alcun indizio circa la sua violazione. Come conseguenze del Teorema CPT, si ha, ad esempio, che ogni particella e la corrispondente antiparticella devono avere stessa massa, stessa vita media e stessi momenti magnetici.
Nuove prospettive
Dai laboratori del CERN di Ginevra, alcuni anni fà, sono emersi alcuni interessanti risultati preliminari ottenuti dall’esperimento ALPHA sul comportamento gravitazionale dell’antimateria. I dati riguardano l’annichilazione di 434 atomi di anti-idrogeno raccolti nel periodo 2010-2011 [3].
Studiando le posizioni dove avvengono i processi di annichilazione degli anti-atomi al passare del tempo, sembra ci sia una tendenza media a spostarsi verso l’alto, fatto questo che significherebbe una repulsione gravitazionale (v. fig.5).
fig. 5
I cerchi rossi mostrano le annichilazioni degli anti – atomi al passare del tempo, cioè man
mano che la forza gravitazionale diventa più efficace. Il loro spostamento verso l'alto,
procedendo verso la destra del grafico, potrebbe essere un indizio di un fenomeno
antigravitazionale.
Secondo un modello teorico proposto da Villata [4], esisterebbe una forza
repulsiva, antigravitazionale, nell’universo.
In sostanza, l’ipotesi è semplice: partendo dalla legge di gravitazione
universale di Newton, con la quale si determina la forza di attrazione
tra due corpi separati da una distanza r,
innanzi tutto si nota come l’interazione sia una diretta conseguenza della
presenza della massa, ragione per la quale anche l’antimateria ne sarà
coinvolta.
Una trasformazione CPT applicata alla legge di Newton di fatto cambia
il segno delle masse presenti nell’equazione facendole diventare di
antimateria. Due cambi di segno si elidono, e l’equazione rimane identica,
esprimendo così attrazione anche tra antimateria e antimateria. Si noti
che la distanza tra le masse è al quadrato e quindi invariante per riflessione
spaziale mentre la costante G, come abbiamo dimostrato, è essa stessa
CPT – invariante.
Ma se cambiamo segno ad una sola massa, e consideriamo quindi
l’interazione tra materia e antimateria, si presenta un solo cambio
di segno il quale convertirà l’originale attrazione in repulsione.
Come risultato finale si giungerebbe quindi ad una legge di gravitazione
universale generalizzata, in parte simile alla legge di Coulomb per le cariche
elettriche,
in cui il segno negativo si riferisce all’auto – attrazione gravitazionale,
materia – materia oppure antimateria – antimateria, mentre il segno
positivo indica la repulsione gravitazionale tra materia ed antimateria.
I problemi sperimentali in questi casi non sono mai irrilevanti
soprattutto in relazione al fatto che la forza gravitazionale è, fra le
quattro interazioni della natura, la più debole in assoluto.
Quando dobbiamo analizzare l’interazione gravitazionale tra due
particelle, la cosa si fa estremamente delicata: tant’è che solo
recentemente, al CERN, si è cominciato ad analizzare questa situazione,
resa difficile ovviamente anche dal fatto che generare e conservare
antimateria, anche per brevi intervalli di tempo, è molto complicato
e quel che si riesce a produrre si limita a poche anti-particelle.
Quindi è naturale che negli anni a venire sarà necessario lavorare per
ridurre l’incertezza sperimentale, aumentando la mole di dati e
migliorando la qualità dell’esperimento.
Tuttavia concedendoci qualche speculazione, seppure cautamente, non
si può non pensare che su scala cosmologica, la repulsione gravitazionale,
se venisse confermata, sarebbe una notizia di portata enorme: potrebbe
spiegare, ad esempio, la mancata reciproca annichilazione di complessi
isolati di materia ed antimateria, l’esistenza di vuoti osservati nella
distribuzione di cluster e supercluster di galassie nell’universo, su scale
dell’ordine di decine di megaparsec.
Tali vuoti potrebbero, come hanno sostenuto alcuni scienziati, essere
stati originati da fluttuazioni negative nella densità dell’universo primordiale,
le quali avrebbero agito come se avessero avuto di fatto una massa
gravitazionale negativa, respingendo la materia circostante e crescendo
come le più grandi strutture dell’Universo.
Questi nuovi scenari cosmologici potrebbero permettere di eliminare
anche la scomoda presenza della misteriosa energia oscura: secondo
quest’ultimo modello, esisterebbe infatti nell’universo una forza repulsiva,
antigravitazionale, originata proprio dall’effetto dell’interazione tra materia
e antimateria in grado di giustificare quindi anche l’accelerazione osservata
nell’espansione cosmica, a partire dalla fine degli anni ’90, studiando la
luminosità di alcune supernovae.
Se tutto ciò si dimostrasse corretto sarebbe un’ulteriore dimostrazione
dell’efficacia del Teorema CPT il quale si confermerebbe, ancora una volta,
una straordinaria simmetria universale.
Bibliografia
[1] Particelle, Carlo Franzinetti – Editori Riuniti (1982)
[2] Nuclei e particelle, Emilio Segrè – Ed. Zanichelli (1982)
[3] http://alpha.web.cern.ch/
[4] http://www.media.inaf.it/2013/05/13/come-lantigravita-fa-fare-a-meno-dellenergia-oscura/
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